Giuseppe Già in tempi non sospetti la

GiuseppeCapogrossi nacque nel 1900 a roma e l’artista dal 1927 per due decenni propone untipo di pittura figurativa, sulle ceneri del gruppo di Margherita Sartaffi Novecento nasce l’artefigurativa e i pittori iniziano ad abbandonare gli stili dell’arte di regime (cancellandoanche il meglio che si era prodotto) e si lasciano ispirare dalla pittura impressionista e paesaggista, da varie forme di espressionismo e dallo stile di vita della pittura en plein air.Il così chiamato “Enplein air” (letteralmente all’ariaaperta) è una locuzione in lingua francese che indica un metodopittorico consistente nel dipingere all’aperto per cogliere le sottilisfumature che la luce genera su ogni particolare. Già in tempi nonsospetti la pittura di Capogrossi era caricata di valore simbolico, ma ancorala parte più personale dell’autore non era ancora emersa la quale cambierà lostile di un autore che darà tanto  allacorrente dell’Informale in Italia. Questosuo lato affiora  fra il 1949 e il 1950, data scelta anche dallostesso Capogrossi come simbolo del suo irreversibile cambiamento infatti  all’improvviso  si impone in tutte le sue opere un unico segnoche riproducendosi all’infinito ripropone algebricamente l’essenza più intimadel pittore. Quel segno che traccia saràla sua fortuna. Una forma arcaica, lunare, forse retaggio di qualche anticosegno cinese.

 La ripete all’infinito ma ogni volta le donaun ritmo diverso, come nella musica. Per Capogrossi questosegno, ricorrente nei suoi quadri, non ha un significato simbolico, è soltanto l’elemento base  utilizzato in modo personale ed originalissimoper esprimersi al meglio. Il segno non contienenessun concetto, rappresenta soltanto in modo astratto l’autore. Questo suo tipo di arte archetipo definisce lo spazio. Compareper la prima volta nel 1950 durante l’esposizione alla Galleria del Secolo di Roma,in cui l’artista mostra queste nuove opere astratte come qualcosa diinquietante e rasserenante allo stesso tempo.

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  Capogrossi moltiplica, allinea, ingigantisce la suaformula grafica spaziale. I segni bianchi e neri si impossessano dello spazio,si incontrano fino a costruire una sorta di catena. Il segno può essereinvertito, usato ritmicamente. L’impiantodel disegno e del colore colpiscono da subito lo spettatore, come un fregioantico. Capogrossi è abile nell’inserire anche il colore, che si accende neitoni del rosso e dell’arancio. Le pennellate si fanno più vivaci e si animano.

 I campi diventano più grandi e si trasformano in zone magnetiche, un’attrazione fatale per lo sguardo. Isegni diventano un’organizzazione interiore della spazialità. In quei segniognuno vede ciò che vuole difatti Capogrossi lascialibera interpretazione ad ognuno di noi. Perl’artista sono soltanto moduli spaziali, fortemente liberi, tratto distintivodella propria personalità. Possiamo pensarlicome estensione nella sua interiorità unica ed originale.

Capogrossi nel1964 dichiarò di essere semplicemente in una fase più avanzata del figurativo,in cui le forme naturali non sono più imitate ma assimilate. Capogrossi morìnel 1972, nel 2012 per il quarantesimo anniversario della sua morte si svolse una mostradelle sue opere alla Collezione PeggyGuggenheim di Venezia .

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